DEF

Esempio di dindio
D
Deghejo: confusion (Mauro Fluent Interface). Derivazione diretta dallo spagnolo "deguello" - massacro, strage, sgozzamento. È solo la "trascrizione" italiana della pronuncia (Claudio Stacchi)

Desìo: confusione → "I ga fatto un desìo che non te digo" (Giulia Ventin )

Dìgo: voce del verbo "dìr" (dire), usata in diverse frasi idiomatiche → "Che no te dìgo", in senso di negazione di quanto detto precedentemente. Ad esempio: "In quel local se magna ben", risposta: "Sì, che no te dìgo". (Andrea Di Mauro). "Dìgo pur!" vuole dire "È quello che sto dicendo".

Dindio: tacchino, probabilmente dal francese "dinde" (Elisa Hoban)

Dìndolar: letteralmente "dondolare". Se sei un bambino o una bambina e "te dìndola el dente" vuol dire che è in procinto di cadere, e probabilmente il topolino ti porterà del denaro in cambio (Elisa Zorn)

Diòl: pena, pietà oppure dolore → "Vederlo così me ga fatto diòl", "Me diòl la gamba" (Alessandro Ortalli)

Dras: colapasta (Grazia Modolo MagaMagò)

Drio: dietro (Michele Klinec). Molto usato nella frase "star drio" = Essere attratto da qualcuno, corteggiare, fare il filo. "La ga un tre che ghe sta drio" (Michela Pecora)

E
Erbette rosse: barbabietole (Luisa Bettiol)

Essa: pronome femminile usato dai goriziani invece dell'italiano "lei" o il veneto-triestino-bisiaco "ela" → "Come xe? Te sta ancora con essa?" (Andrea Di Mauro)

F
Falisca: scintilla → "Se ga brusà i fili del televisor e ga fato un per de falische" (Aldo Pastrovicchio)

Fapunte: temperamatite → "Prestime el fapunte che go la matita che non scrivi" (Aldo Pastrovicchio)

Faràl o feràl: fanale, termine originariamente usato per indicare i lampioni dell'illuminazione pubblica, veniva chiamate così le luci anteriori della biciclette (Franco Fabris).

Fauc (c finale pronunciata come in ciliegia): falcetto. Usato in modo figurato: "Fatto col fauc", significa in modo grezzo, grossolano (Claudio Stacchi)

Flaida: grembiule da lavoro (Monica French). Anche un vestito brutto, senza forma, per nulla elegante → "cosa te se ga messo quella flaida? Cambite!" (Islanda Mariapia)

Farsòra: padella per fare frittate (Michela Pecora)

Fetoni: piedi molto grandi → "ara che fetoni te ga? cosa te ga le valigie al posto delle scarpe" (Andrea Di Mauro)

Fiàpo: sgonfio, giù di morale (Monica French)

Fiòl (pl. fiòi): ragazzini... Quanti fioi xè? Quanti ragazzini ci sono? (Antonella De Zorzi)

Flicche: soldi (Giulia Ventin)

Flobert: arma ad aria compressa (da Louis Nicolas Flobert, inventore della capsula a percussione) → "Ghe ga tirà col flobert". Anche "floberada", fucilata, anche metaforicamente. (Michele Bertoni). Usato anche come gargarozzo → "Quel sì che te va giù pel flobert" dicevano le nonne, quando vedevano i bambini mangiare di gusto una qualche pietanza (Alessandro Basso De Marc). Averla o prenderla nel flobert significa essere fregati (e quindi il flobert assume significato di deretano, o dedrio)

Fogolàr: fuoco (Marina Ipavec Veg)

Fònfo: inzuppato "dopo gaver preso la piova", pieno "dopo gaver bevù esageratamente", come una spugna satura d'acqua (Laura Podgornich, Alessandro Spoonboy Hoban, Roberto Sirok)

Fraia: mangiata, baldoria → "Ieri sera gavemo fato fraia" (Aldo Pastrovicchio)

Fraido: marcio, anche nel senso di ubriaco marcio (Marina Ipavec Veg)

Frelauf: contropedale, freno in uso nel passato, fra cui sulle biciclette in dotazione ai bersaglieri, reparto speciale dell'Esercito Italiano (Roberto Semoli)

Fufignezi [fufi'ɲɲetsi]: affari poco leciti (Michela Pecora)

Fracàr: verbo, significa pigiare, premere. Sinonimi: strucàr, da non confondere con lo stesso verbo nella forma riflessiva strucarse, ovvero baciarsi appassionatamente fra giovani. Usi: la celebre frase "Fraca boton, salta macaco", per indicare un'operazione facile da portare a termine.

Fraco: un sacco di, molto → "quel là ga un fraco de soldi", o "il ga ciapado un fraco de legnade". (Sara Petri , Manuel Medeot)

Frasca: identifica una "privada"

Frègola: briciola di pane (Grazia Modolo MagaMagò), "no stè far frègole per tera" dicevano le mamme ai bambini.

Frizza: grosso taglio, oppure organo sessuale femminile e - per antonomasia - bella ragazza → "Orpo che frizza che te ga in testa", "Vara che frizza che se quella mula" (Alessandro Ortalli). "Radicio co'le frizze" "Radicchio condiro con i ciccioli di maiale" (Roberto Sirok )

Fuc o Fuć ['fuʧ]: Cilecca, mancato risultato. "Alora te xé andada in Austria? " - "no, la gita xe andada (in) fuc" (Michela Pecora) Sinonimo: uazca

Fùria: fretta → "Son de fùria, no go tempo per le tue monade" (Alessandro Basso De Marc)

Futter o futtar: rabbia, frase tipica "Me vien sul el futter" (Michela Pecora )

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