STU

S
Sacagnar: di solito usato in "Sacagnar de botte". Gonfiare qualcuno, riempirlo di botte (Federica Bullo)

I saldini
Sacumpàc: zaino, dal tedesco Sack und Pack (Michele Bertoni)

Saiba: dal tedesco "scheibe", rondella (Gianfranco Micolino)

Saldino: forcina → "Me ga tocca' metter i saldini che me stava tutti i cavei per aria" (Elisa Zorn, Eleonora Toty Crasselli)

Sassin: assassino, modo di dire per definire una corsa alla massima velocità (con un mezzo motorizzato) "Corer come un sassin" = orrere come un assassino (Paolo Bauzon)

Savai o zavai: usato nella frase "Te son un savai (o zavai)!" ovvero "sei poco curato" (Sara Brumatti)

Sbigula: paura (Elisa Zorn)

Scagno o scagneto: sgabello (Cinzia Vidoz)
Scampòn o scampada: visita veloce, al volo, un salto → "Quando vien fora il sol faso uno scampòn/una scampada al mar" (Luisa Bettiol)

S'cinche
S'cinca: biglia → "andemo a giogar de scinche" (Elisa ZornAldo PastrovicchioAndrea Di Mauro)

S'ciopo: fucile (Alessandro Ortalli)

Sbisigàr: armeggiare, rovistare, mettere mano toccare le cose senza uno scopo preciso → "non sta sbisigar le robe che non te sa " (Marina Ipavec Veg, Anna Benardelli, Monica Terrida)

Sbìt: deiezione della gallina. Usato anche come sinonimo di "poco" → "Metime zuchero nel café...ma giusto un sbit!". (Valentina Cervi)

Sbrega balòn: a dismisura → "A sbrega balòn" (Giulia Ventin)

Sbregado: letteralmente strappato, usato soprattutto nella frase "me son sbregà de rider" (Ele Toty Crasselli)

Sbrego: taglio (Giulia Ventin)

Sbrindul: ragazzino, bambino → "Tasi ti che son ancora un sbrindul" (Aldo Pastrovicchio)

Sbrisàr: scivolare, ''son sbrisà sul giasso'' (Alessandro Spoonboy Hoban)

Sifone per seltz, ingrediente
dello spritz originale
Sbriss: striscio, "de sbriss" vuol dire "di striscio". "Te me gà cjapà de sbriss" = "mi hai colpito di striscio" (Giorgio Santarossa)

Spriz o spritz: bevanda tipica, originariamente vino e soda (o seltz), utilizzando l'apposito sifone (Claudio Melada)

Sbrovàrse: scottarsi, "Me son sbravada" o "Ocio che te se sbrovi" (Elisa Zorn)

Sbrufadòr: annaffiatoio (Susy Feleppa+Marina Ipavec Veg)

Sbudellà: vestito con maglia e canotta fuori dai pantaloni → "sistemite. te son tutto sbudellà te ciaperà freddo" (Silvia Ursic)

Sburt o sburtòn: spintone → "Ocio che te dago un sburtòn!" (Antonella De Zorzi)

Sbusàr: bucare. Ad esempio "Sbusar una rioda" ovvero "Bucare una ruota" (Cinzia Vidoz)

Scàfa: lavandino. Essendo il posto dove vengono riposti i piatti sporchi e gli avanzi, si definisce "scafa" anche persona che non conosce limiti nel mangiare. (Alberto Bertolini)

Scaia: scheggia, scaglia in senso traslato: "mezza scaia" = persona di piccola statura o minuta (Luisa Bettiol)

Scaio: ascella → "Vara con sto caldo te ga tuti i scai sudadi" (Andrea Dima Di Mauro)
Scantinàr: uscire dalla retta via: "El gaveva dito che no beveva più, ma me par che 'l scantina" (Aldo Pastrovicchio, Paolo Bauzon)

Scapolàr: passarla liscia → "la go scapolada" "l'ho passata liscia", "far scapola a scola" → (Claudio Melada)

Scaràsula: oggetto dotato di scarsa manutenzione o comunque fatiscente; termine usato spesso per indicare mezzi mobili motorizzati e non, meglio se accompagnati da rumori che ne sottolineino la loro pessima condizione. "Cosa te giri con quela scaràsula de bici". Si sa poco riguardo l'origine del termine che potrebbe anche prendere spunto dalla scarassula, che è una specie di raganella rumorosa. (Gianluca Dante Bonetti)

Scarsela: tasca (Michele Bertoni)

Scartòzo: cartoccio di carta usato per contenere alimentari, principalmente pane, usato da Gino Pipìa per la sua celebre canzone goriziana "Gorizia in un scartòzo" (Marina Ipavec Veg)

Schei: soldi, alternativamente "bez", "bezzi", "bori" (Marina Ipavec Veg)

S'cipauca: molletta, sinonimo di ciapìn (Jennifer Miljavec). Deriva da sčipauka, ovvero pinza in sloveno (Eleonora Toty Crasselli ), la parola può essere utilizzata per indicare fermaglio o graffetta → "Dame una scipauca che meto insieme 'sti fogli" (Simona Puja)

Schmoren: uovo strappazato con zucchero e uvetta (da non confondere con il kaiser schmaren) (Roberto Sirok)

Scuri (foto: Grazia Modolo MagaMagò )
Scovazze: immondizie

Scovazzin: netturbino

Scovazera: pattumiera (Eleonora Toty Crasselli)

Scrin: cassettiera (Valentina Blasig)

Scuiar: sbirciare. "No sta a scuiarme co me cambio" (Roberto Mascellari)

Scuri: imposte delle finestre (Marina Ipavec Veg)

Scufiòt o scufa: cuffia, "mettite la scufa che xé zima" (Marina Ipavec VegGiulia Ventin)

Sdrauss: di origine incerta, utilizzato nella frase "Te son concià come un sdrauss", nel significato di "Sei vestito da cani". (Alida Cantarut)

Sdrondenar: scuotere → "Il distributor de merendine me ga tacconado i spicci e mi lo go sdrondenado" (Alessandro Ortalli)

Sdruma: folto gruppo di bambini o ragazzi → "i de gente" significa "tanta gente,confusione". (Grazia Modolo MagaMagò, Alida Cantarut)

Sèlino: sedano. "Gambe de sèlino" = "sottili come gambi di sedano..." (Franco Fabris, Rosanna Fischer , Claudio Stacchi)

Sepa: seppia, da cui "oci de sepa", ovvero "occhi di seppia", frase detta quando a qualcuno che ha gli occhi socchiusi perché: assonnato, malato o malizioso. (Marina Ipavec VegAlessandro Basso De Marc). Utilizzato anche nel senso di "languido": "no sta guardarme/vardarme con quei oci de sepa" (Elisabetta Sbisà)

Sesto (de): per bene, educato → "Xe un mulo assai de sesto", "No se trova un de sesto..." (Aldo Pastrovicchio, Eleonora Toty Crasselli)

Sgaiosveglio, in gamba → "....ara cio te son propio sgaio" (Mauro Blazica)

Sgionfa: "Che sgionfa!" per dire di esser veramente stufi di qualcosa (Mauro Fluent Interface) oppure "Go fato la sgionfa de queste discusioni sul'ascensor del castel e Gorizia, no vojo più sentir gnanche un comento" (Alessandro Basso De Marc)

Sgionfo: grosso, pieno, persona sovrappeso (Grazia Modolo MagaMagò)

Sghiribiz: Scarabocchio (Valentina Blasig)

Sgnacàr: piazzare, ficcare, mettere, spiaccicare → "Sgnacar il veceto in ospissio" = mettere il vecchietto all'ospizio, "Sgnacar un ragno tal muro" = spiaccicare un ragno sul muro, "Te la ga sgnacada..." = "Ti hanno fregato" (Patrizia Krascek, Ilaria Tassini)

Šìnter o sìnter: macellaio/boia, dall'austriaco Schinder, usato per il canile prima che diventasse sede dell'AIPA (Mitja Primosig)

Schnitte o snite: fette di pane raffermo immerse prima nel latte, poi nel tuorlo dell'uovo e fritte con olio e burro. Venivano poi condite con zucchero e cacao, per colazione o merenda dei piccoli goriziani.

Slavazòn [zlava'tson]: acquazzone (Elisabetta Picotti). Da cui "slavazarse", cioè "inzupparsi".

Slindra: grasso, alcuni personaggi goriziani erano conosciuto per "magnar anche le slindre" e alcuni di loro venivano così definiti "scàfe". (Alessandro Ortalli)

Slepa: schiaffo, sberla → "Te tiro una slepa" (Alessandro Spoonboy Hoban). Significa anche grande quantità, grossa fetta "a slepa de pan e salame" (Michela Pecora)

Slichignoso: schifiltoso (Manuela Zanitzer)

Sluk: sorso, sorsata (Michela Pecora). "Fame sagiar un sluk", vuol dire "fammene assagiare un sorso" (Elisabetta Picotti).  Dal tedesco: schlucken = inghiottire; schluck = sorso (David Cej ).

Smarza: figura barbina, brutta figura

Smica: sberla, schiaffo. (Alida Cantarut). Indica anche poca voglia di far qualcosa → "no me smica molto andare dal dottor" (Cinzia Vidoz)

Smarcai: moccoli, specialmente di bambino (Grazia Modolo MagaMagò), che viene definito "smarcaioso" (Marina Ipavec Veg) nel senso - appunto - di moccioso (David Cej)

El celebre suf del'Alessandra Vuga
Šmír: grasso nero usato sopratutto per far circolare bene gli ingranaggi e la catena della bici; da lì la classica affermazione: "Te se ga sporcà de Šmír" (Elis Pantarotto)

Smoio: ammollo (Monica French). Da cui "smoià" = "inzuppato".

Smonà: depresso, triste → "Son smonà" anche "Son giù de bala" (Alida Cantarut)


Snider: sarto (David Cej)

Sofronio Pocarini: nativo di Fiumicello del Friuli (1898) scrittore, poeta, giornalista, pittore, fra i fondatori del Movimento Futurista Giuliano, morì di congestione nelle basse acque della laguna di Grado. La sua fine divenne di monito per generazioni di bambini, i cui genitori li apostrofavano così: "No stà 'ndar in acqua subito dopo magnà, se no te farà la fin de Sofronio Pocarini" (Anna Benardelli)

Spacàr: rompere, oppure sbattere → "Se ga spacà la sedia", "Go giusto spacà la tovaia" (Federica Bullo)

Spagnòl (plurale: Spagnòi): sigaretta. I Goriziani spesso si recavano nella vicina Yugoslavia per acquistare "spagnòi" e anche oggi si sente dire "Vado a ciorme spagnòi in Yugo", nonostante la Repubblica Federale della Yugoslavia non ci sia più (ci si reca in Slovenia) ormai da tempo (Elena Candi)

Sparagnàr: risparmiare da cui sparagnìn: persona molto risparmiatrice (Mauro Fluent Interface)

Spina: rubinetto, da cui "Acqua de spina" per "Acqua di rubinetto" (Alberto Bertolini)

Šparhet (oppure sparherd, spargher, sparget): cucina a legna (Andrea Di MauroMitja Primosig)

Sparnizàr: spandere, sparpagliare → "Usti go sparnizà cafè per tuta la cusina." (Sara Petri)

Spazolàr: mangiare rapidamente e con avidità → "la torta iera talmente bona che la ga spazolada" (Jessica Birsa)

Spighette: lacci da scarpe (Claudio Melada)

Spiza: prurito (Monica French)

Spolveron: baldoria → "Gavemo fato spolveron ieri sera" (Ele Toty Crasselli)

Spudac ( c di ciao) saliva o sputo "Xe tutto spudacià", "Te ga spudac sulla maja" (Cristina Barletta). "Tacà col spudac" significa montato malamente.

Spudar balini: "Compiere un lavoro con estrema difficolta'". → "Alessandro, per starghe drio a 'sto dizionario, sta spudando balini..." (Claudio Stacchi)

Stangolìn: leva di ferro o di acciaio. "Piove stangolini" = "vien giù che Dio la manda" (Giorgio Santarossa)

Stik: ghiacciolo (Elis Pantarotto)

Stonfo: sazio, satollo, pieno → "Son stonfo non rivo a magnar più!" (Gianluca Culot)

Stornel: stornello, significa persona stupidina (Chiara Marchi ). Secondo Barbara Conzutti il conosciutissimo parroco di San Giusto, Don Valle, usava dire "Ma te xè proprio un stornel!"

Stramàss: materasso (Annamaria Morelli)

Stricàr: dormire

Striza: paura (Michele Bertoni)

Strafanìc o strafanìcio [strafa'nits, strafa'niʧo]: cose inutili, vestiti smessi (Alida Cantarut ). Secondo Mitja Primosig strafanic deriverebbe da schaffen=compiere e nič=niente. Definisce anche una persona sciatta ""te son proprio un strafanìcc" (Alessandra Vuga, Mauro Fluent Interface)

Strafànti: sinonimo di "strafanici" (Mauro Fluent Interface)

Strambolòto: sciocchezza, parola senza senso detta soprattutto da bambini piccoli → "Parla ben, no sta dir stramboloti!" (Lory XDoor Persoglia)

Stropar: otturare, tappare → "stropa il buso che vien fora l'acqua" (Giulia Ventin, Aldo Pastrovicchio)
Strucàr/Strucàrse: baciare una ragazza/un ragazzo (Giorgio Santarossa)

Strucòn: bacio (Monica French)

Strucolo de pomi: strudel di mele. (Michela Pecora)

Struza, anche Struca (dallo sloveno): pagnotta di forma allungata simile alle baguettes → "Compra una struza de pan" (Andrea Di Mauro, Michela Pecora).

Stufadìzo o stufadìz: uno che si stanca facilmente delle cose, poco paziente, che si annoia facilmente → "Te son sai stufadiz, te ga apena cominciado e non te va più avanti" (Giulia Ventin)

Stupidin con l'elica: modo per sfottere qualcuno che fa o dice cose ridicole, che si rende ridicolo (Andrea Di Mauro)

Suarbitul: orbettino, piccolo rettile senza zampe che le nostre nonne trovavano nell'orto (Alessandro Spoonboy Hoban)

Suf: pronunciato con la "s" sonora, si traduce con disordine, confusione. Esiste anche un dessert denominato "suf", a base di "grièss" ("semolino"), con zucchero e cannella.

Susta: molla del materasso

Sustui o sustoli: cibo immaginario, generalmente fritto "Cosa xe per cena? Sustoli fritti!", utilizzato per prendere in giro la gente o definire il digiuno. (Piero Ballaben)

Suto: asciutto, figurativamente usato nella frase "son suto", sono all'asciutto, nel senso che non ho soldi, sono al verde.

Sveabauchi: persona distratta, stupidino → "Quel là xe propio un sveabauchi, cossa che cori drio a quel'altra che gnanche no lo caga" (Alida Cantarut)

T
Tacadìz: attaccaticcio (Manuela Zanitzer)

Tale: una specie di cicoria selvatica, dente di leone, Tarassaco (Franco Fabris, Anna Benardelli)

Tacàr: attaccare, usato anche come iniziare, ad esempio 'taca a piover'' o ''taca a correr'' (Alessandro Spoonboy Hoban)

Tacòn: fregatura o persona di poco valore. Anche toppa anche toppa "Pegio il tacon che il buso" (Giulia Ventin, Aldo Pastrovicchio )

Tacomaco: adesivo (Elisa Zorn). I goriziani adoravano raccogliere gli adesivi pubblicitari creati per reclamizzare le radio private - come Radio Gorizia 1 - o i negozi, come La Scarpoteca. I "tacomachi" venivano poi applicati ai telai dei motorini, alle automobili o semplicemente ai vetri delle finestre delle camere dei giovani goriziani.

Tafanario: oggetto ingombrante ed inutile (Claudio Melada)

Tal: nel → "Ocio a non 'dar tal ploc".

'Talian: automobilista proveniente da fuori Gorizia, normalmente incapace di condurre una vettura (Alessandro Basso De Marc)

Tazàr: Tagliare, affettare, anche in senso figurato "No sta tazarme l'anima!"."Taza-anime" = "rompiscatole" (Alessandro Basso De Marc)

Tècia: pentola, "Che bone le patate in tecia!" (Alessandro Ortalli)

Tegolìne: fagiolini della varietà piattoni mangiatutto (Luisa Bettiol)

Terliss: Stoffa spessa color blu usata per produrre vestiti da lavoro, principalmente pantaloni → "le braghe de terliss" (Andrea Di Mauro, Flavia Turel, Michela Pecora)

Tira, para e mola: modo di dire usato per accorciare un racconto o spiegazione lunga ed arrivare al succo del discorso: "Ciò alora son dà da essa tira, para e mola dopo 5 minuti la me ga manda' via..." (Andrea Di Mauro)

Tirachebretelle (Claudio Melada)

Tirulela o tilulela: pane azzimo ebraico (Conte Olivarez)

Togna
Toc (o toch['toʧ]: gioco consistente nel rincorrersi a turno, rimpiattino "gioghemo a toc?" (Michela Pecora)

Tociada: per breve immersione, "con sto caligo andemo a farse una tociada" (Simona Puja). In genere le tociade avvenivano nell'Isonzo o nella Piumiza (Mauro Fluent Interface).

Togna: di probabile origine veneta, definisce una lenza a mano composta da filo di nailon, piombo e amo, il tutto avvolto attorno (solitamente) ad un pezzo di sughero (Maurizio Martellani). Si usa la frase: "No stà romperme le togne!", che significa "non rompermi le scatole" (Anna Benardelli)

Il Tomos, con sedile bi-posto
Tomos: ciclomotore in voga nella Yugoslavia degli anni '80, frutto della tecnologia socialista. Apparentemente alcuni guidatori di Tomos usavano sfidare il concorrente italiano - il Benelli 3 marce, conosciuto come "Benellìn" - dalle parti della Casa Rossa, valico principale di Gorizia (Andrea Di Mauro)

Tonàrse: andare a sbattere → "Me son tonà con la bici" = "sono andato a sbattere con la bici" (Giulia Ventin)

Tonàda: botta → "Me son preso una tonada tal genocio" = "Mi son preso un colpo al ginocchio sbattendo da qualche parte" (Giulia Ventin) oppure grande schianto, incidente "Te ga sentì che tonada?" (Mauro Fluent Interface), "El ga avudo na tonada" = ha avuto un infarto, uno schianto per il cuore (Valentina Grusovin )

Torsolòn o torzolòn: intorno, in giro senza una meta precisa. "Andar torzolon" (Giampaolo De Carlo, Alida Cantarut)

Tràpola: marchingegno "a cosa servi/come funzia sta trapola?" (Luca Komavli)

Trapolèr: dicesi di persona che sa fare tante cose ma anche di chi non si perde d'animo o di persona che fa affari al limite della legge → "Quel'omo xe un trapoler" (Sara Petri, Anna Benardelli)

Trda glava: testa dura, direttamente dallo sloveno (Michele Bertoni)

Trdo: duro di comprendonio, dallo sloveno (Susy Feleppa)

Tretari: scarpini da calcio (Islanda Mariapia)

Trombini: stivali di gomma da usare nei giorni di pioggia (Rosanna Brecelj, Giorgia Sallustio) → "Ghe vol i trombini per andàr tal ploc"

Trus: testata, simile a quaia (Franco Fabris). Il vocabolo trus veniva usato anche dalle mamme per far passare - magicamente - il dolore dovuto a questi incidenti (Alessandra Vuga).

Tùmbano: individuo alquanto tonto (Susy Feleppa, Michela Pecora)

Tzigajner o zigainer: zingaro, tzigano, usato nella frase "Te sembri un tzigajner" ovvero "apppari come un appartenente ad un gruppo di nomadi dei paesi dell'est" (Giorgio Santarossa)

U
Uazca: fiasco, fallimento "ciao bel come se andada ieri? Ah se andada uazca" (Alessandro Ortalli). Sinonimo: Fuc

Ùa: niente, → "Go ciolto quel perché costava poco,ma se no funzia xe come ùa" (Alessandro Ortalli)

Un: uno, sottinteso "soldo", nella fra se "no go un per contar due", che indica la totale assenza di denaro, essere al verde (Claudio Melada)

Usti: esclamazione che vuol dire orca miseria (Antonella De Zorzi)

7 commenti:

  1. Grazie +Valentina Blasig, lemmi inseriti! Ciau! :-)

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  2. sdroc : te son un sdroc cioè sei vestito male, ti guardi poco, hai poco rispetto di te stesso

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  3. smica ( no ghe smica de lavorar ) non ha voglia di fare quel lavoro

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  4. Per segnalare nuovi vocaboli si prega di utilizzare il gruppo Facebook:
    https://www.facebook.com/groups/gorizionario/
    Grazie!

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